Palazzo Granafei-Nervegna
Il palazzo, costruito nella seconda metà del Cinquecento dalla famiglia Granafei, originaria di Costantinopoli, fu venduto nel 1862 ai fratelli Nervegna. Nel 1930, il Comune acquisì l’edificio e l’anno successivo lo trasformò nella sede del Tribunale, che rimase in funzione fino al 1976.
Il prospetto tardo-rinascimentale del palazzo è suddiviso in tre ordini da fasce marcapiano, e il portale è sovrastato dallo stemma della famiglia, raffigurante un leone rampante che tiene con le zampe anteriori un fascio di spighe di grano, voltato in segno di venerazione verso una croce. Le spighe sono un richiamo all’attività dei progenitori della famiglia, commercianti di grano, da cui deriva il loro cognome (Granafei, ovvero “grana fert”).
Sulla cornice marcapiano sono presenti quattro iscrizioni latine: “Il saggio costruisce la casa mentre lo stolto la distrugge”; “A che servono allo stolto le ricchezze dal momento che non può comprare la saggezza?”; “Chi risponde prima di aver ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo”; “Non amare il sonno per non impoverirsi”.
Oggi l’edificio è un importante luogo di cultura: la sala principale al piano terra, che un tempo era l’aula dell’udienza, è stata trasformata nella suggestiva “Sala della Colonna” e ospita alcuni elementi originali di una colonna romana, tra cui il capitello, il pulvino e l’ultimo rocchio.
Durante i lavori di restauro, sono stati scoperti pavimenti di una domus del periodo imperiale (II sec. d.C.) in alcuni locali del piano terra e nella parte esterna del palazzo, testimoniando la presenza di antiche strutture romane.