Tempio di San Giovanni al Sepolcro
La suggestiva chiesa di San Giovanni al Sepolcro rappresenta un prezioso legame tra la città di Brindisi e la Terra Santa durante l’epoca delle crociate. Il primo documento conosciuto in cui si menziona la chiesa testimonia la sua costruzione risalente almeno al 1128. Dopo che l’ordine dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro fu soppresso, i beni passarono all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e successivamente alla Mensa Arcivescovile. Nel corso dei secoli, la chiesa è caduta in uno stato di abbandono e deterioramento, ma nel 1868 il comune l’ha acquistata. Tra il 1881 e il 1883, sono stati effettuati importanti lavori di restauro che l’hanno trasformata in un Museo Civico. Una targa commemorativa all’interno del tempio ricorda don Pasquale Camassa (1858-1941), direttore onorario del museo e appassionato studioso e divulgatore della storia della città.
Questa chiesa monumentale rappresenta un legame tangibile con la Terra Santa, in quanto è stata concepita come una replica della Rotonda del Santo Sepolcro a Gerusalemme, che all’epoca era considerata il “ombelico del mondo”. La sua architettura circolare, con una parete rettilinea interrotta a est, richiamava i pellegrini che avevano viaggiato fino alla Terra Santa. Allo stesso tempo, offriva un’esperienza di pellegrinaggio “virtuale” per coloro che non potevano visitare personalmente i luoghi sacri.
La pianta circolare della chiesa è composta da otto colonne che si connettono ai muri perimetrali attraverso archi a tutto sesto. Queste colonne, realizzate in diversi tipi di marmo e altezze, sostengono capitelli di varie forme e periodi storici. La copertura originale non è nota, poiché la chiesa non aveva un tetto durante i restauri del XIX secolo, quando è stata costruita una tettoia a padiglione.
La decorazione pittorica della chiesa, risalente al XIII e XIV secolo, passa attraverso diverse fasi e richiama la tradizione bizantina e il contesto delle crociate. Strati successivi di dipinti con uno stile più moderno si sovrappongono agli strati più antichi.
In origine, la chiesa aveva tre portali di accesso. Il portale principale è incorniciato da un protiro sorretto da due leoni stilofori in marmo, che a loro volta sorreggono colonne con capitelli scolpiti interessanti. Gli stipiti del portale sono decorati con motivi vegetali e figure umane, animali e mitologiche di significato simbolico, che erano comprensibili per gli abitanti medievali, anche se non completamente interpretati oggi. Il secondo portale, lungo l’asse principale dell’edificio, presenta una decorazione di ispirazione orientale. Il terzo accesso, attualmente murato, si apriva verso il giardino retrostante attraverso una semplice apertura architravata.
Sulle pareti interne ed esterne della chiesa sono presenti numerosi graffiti e simboli, tracce del passaggio di uomini, pellegrini e cavalieri desiderosi di lasciare memoria di sé e della loro devozione in questo luogo sacro, che continua a suscitare intense emozioni anche nel visitatore moderno. All’interno del tempio, è possibile ammirare anche mosaici romani risalenti al I-II secolo d.C., i quali sono collegati a una residenza di grandi dimensioni di età imperiale, la cui estensione si estendeva anche oltre il perimetro della chiesa.